NUOVO CODICE DEGLI APPALTI 2023

Nel Consiglio dei Ministri del 28 marzo 2023 è stato approvato in nuovo Codice degli Appalti (CA) 2023, il cui limite inderogabile di presentazione era fissato per il 31 marzo 2023.

Ci siamo informati su alcuni giornali e siti web, oltre che ascoltato più generici notiziari TV, per ricavarne una sintesi dei punti più salienti.

L’entrata in vigore del nuovo Codice è prevista al 1° aprile 2023, mentre l’operatività è fissata dal 1° luglio, ma per tale data si prospetta già l’opportunità di spostamento a fine anno, per dare più tempo ai Comuni di istruire (o assumere) il personale e apportare eventuali specificazioni e aggiornamenti.

La digitalizzazione degli appalti, trattata in seguito, è invece prevista dal 1° gennaio 2024.
A scanso di equivoci, specifico che tale CA, come quello precedente (attualmente in vigore), non ha nulla a che fare col PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e col PNC (Piano Nazionale Complementare), sottesi invece al Decreto Semplificazioni-bis (DL 77/2021).

Gli obiettivi dichiarati del CA 2023 sono lo SNELLIMENTO DELLE PROCEDURE e la RIDUZIONE DELLA BUROCRAZIA, che negli anni si sono accumulate e complicate sotto governi di tutti i colori, senza che alcuno abbia mai realmente inciso profondamente su un’efficace semplificazione, prestando attenzione prioritaria alla sicurezza su corruzione e infiltrazioni criminali, ma in maniera completamente avulsa dalle necessità di non allungare e complicare eccessivamente la sua applicazione.

Il governo, tramite il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, spiega che l’aggiornamento del nuovo Codice degli Appalti è volto a velocizzare gli iter di approvazione (e quindi di realizzazione) delle opere attraverso il principio cardine di “maggiore fiducia”, in particolare verso sindaci, imprese e liberi professionisti.

L’altro principio cardine è quello del “risultato”, inteso come l’interesse pubblico primario che riguarda l’affidamento del contratto e la sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto tra qualità e prezzo nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza.

Già da molto tempo l’Italia si è distinta in Europa per incapacità di sfruttare (spendere) le risorse finanziarie disponibili e realizzare le opere che ne avrebbero accresciuto l’infrastrutturazione e l’efficientamento, pertanto il fulcro principale risiede nella riduzione dei tempi di attuazione. Il tutto è contenuto in 229 articoli e 38 allegati. “Abbiamo provato a sburocratizzare, a semplificare, a rendere meno tortuoso il percorso che finora era un susseguirsi di ostacoli, di veti, di blocchi”.

Le critiche mosse dalle opposizioni politiche, dai sindacati e le perplessità dell’ANAC riguardano soprattutto l’indebolimento del principio di concorrenza e l’aumento dei rischi di corruzione e infiltrazioni mafiose per semplificazione dei regolamenti.

Giuseppe Busia (Autorità Anticorruzione) dice “Bene l’impulso alla digitalizzazione, ma eccessiva attenzione al fare in fretta non deve far perdere di vista il fare bene. Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non devono andare a discapito di trasparenza, controllabilità e libera concorrenza”.
Cgil e Uil, che si schierano in particolare contro la logica del subappalto a cascata, nel nuovo CA ammesso, hanno convocato una mobilitazione di piazza per sabato 1° aprile, da qualcuno definita SCIOPERO SALVA-BUROCRAZIA.

Tiziana Bocchi (segreteria confederale sindacati) si esprime con toni decisamente catastrofici: “Il nuovo CA sarà un bagno di lacrime per le lavoratrici e lavoratori, genererà una forte disoccupazione, disservizi nella fornitura elettrica e idrica e nei trasporti pubblici”.

Enzo Pellé (Segretario Generale Filca-Cisl) invece definisce il CA “un passo in avanti importante per il settore”, pur ritenendo utili correttivi e affinamenti.

Federica Brancaccio (ANCE) fa rilevare che, oltre ai vari passi avanti compiuti, così si consente anche ai concessionari 100% in house (controllati dal “pubblico”) di non bandire gare e, costituendo questi il 36% del mercato delle opere pubbliche, attinenti prevalentemente ai settori energia, acqua e gas, sarebbe opportuno inserire una percentuale di esternalizzazione che aiuterebbe concorrenza e trasparenza. Confida pertanto in una qualche soluzione da apportare entro la data di piena attuazione del CA.
Roma e Milano chiedono di girare velocemente a loro gli eventuali (probabili) fondi non spesi per attuare le molteplici opere dei loro programmi.

Le repliche del governo partono dalla considerazione che si tratta di un “Codice degli Appalti”, non del Codice Penale, nel quale la concorrenza viene garantita dal libero mercato, mentre il controllo della legalità è un compito cui deve assolvere la magistratura. Aggiunge inoltre che i maggiori controlli e iter di approvazione più lunghi non hanno finora risolto tali problemi, anzi hanno talvolta aumentato le occasioni di corruzione, pertanto s’intende scommettere sul cambio di paradigma. Si tratta di una scelta culturale, di cui si avrà contezza dell’efficacia solo attuandola.

L’Authority anticorruzione non farà più parte della “cabina di regia” (potere politico a monte) per la prevenzione, ma tornerà al suo ruolo di controllore.

Si supera il “dissenso qualificato”, dove il committente può esprimere un NO secco, che viene sostituito dal “dissenso costruttivo” dato da un SI condizionato per superare gli stop degli appalti quando è coinvolta una pluralità di soggetti. Si ha quindi più dialogo fra il privato e l’istituzione.

Rivive l’appalto integrato (progettazione esecutiva + esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato), estendendone sensibilmente la possibilità di applicazione.
L’offerta verrà valutata con il criterio della offerta economicamente più vantaggiosa, individuata sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo, indicando distintamente i corrispettivi per la progettazione (quando affidata a soggetti esterni qualificati e identificati in offerta) e per l’esecuzione dei lavori.
La stazione appaltante deve indicare nei documenti di gara le modalità per la corresponsione diretta al/ai progettista/i degli oneri relativi alla progettazione esecutiva indicati in sede di offerta (al netto del ribasso d’asta).

Per gli appalti fino a € 150.000 si procederà con affidamento diretto.
Fino a € 500.000 le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate, ottenendo un notevole taglio dei tempi soprattutto per quei piccoli Comuni che debbano procedere a lavori di lieve entità, che hanno tanta importanza per la vivibilità dei luoghi e il benessere delle proprie comunità.

Da € 150.000 a 1 milione si procederà con procedura negoziata senza bando, invitando almeno 5 imprese.

Tra € 1 e 5,3 milioni (soglia comunitaria), che statisticamente comprende la maggioranza dei lavori, la stazione appaltante potrà scegliere quale procedimento di gara adottare: affidamento diretto o negoziazione con un numero ristretto d’imprese (almeno 10) o bando ordinario (che rimane come ipotesi residuale).
Quindi: procedura ordinaria o aperta o negoziata senza bando (quest’ultima pensata prevalentemente per le urgenze particolari). La stazione appaltante deve comunque rispettare il principio di rotazione degli inviti.

Per accelerare la conclusione dei lavori, si potrà procedere anche al subappalto a cascata senza limiti.
Eliminato il concetto di “straordinarietà – eccezionalità” per la revisione dei prezzi, sostituito dal concetto di “imprevedibilità dell’evento”.

Digitalizzazione delle procedure, ovverosia la creazione di una grande banca dati dei contratti pubblici e di un’interconnessione di tutti i soggetti e le stazioni appaltanti che in Italia gestiscono procedure per lavori, servizi e forniture. Ciò significa che le imprese non dovranno più presentare la stessa documentazione più di una volta.

Con tali provvedimenti il risultato atteso è l’accorciamento dei tempi medi di appalto di almeno 1 anno. Altro recupero di tempo si otterrà portando da 3 a 2 le fasi di progettazione.
Per dare maggiore forza al mercato e alla libera concorrenza, viene introdotta la suddivisione in lotti per messa in circolo di più energie e risorse, favorendo le piccole e medie imprese. Per il ponte sullo stretto ci sarà 1 solo lotto, ma per TAV ecc. molti lotti.

Introdotta “premialità” per le imprese italiane ed esclusione dai contratti per le imprese dei paesi che nella fornitura dei materiali non rispettano l’ambiente e i diritti dei lavoratori (preoccupazione per appalto Ponte sullo stretto di Messina ad opera di imprese cinesi, irraggiungibili sui ribassi economici).
Possibilità di fatturare sulla base dello stato di avanzamento dei lavori e non necessariamente sul certificato di pagamento.

Discussione su “errore professionale grave”: l’impianto è stato definito “garantista”, dunque per molti reati l’esclusione scatta non dopo l’avviso di garanzia o il rinvio a giudizio (come avviene attualmente), ma dopo una condanna di primo grado, compromesso trovato rispetto ad alcune richieste di esclusione solo dopo condanna definitiva.

Abbiamo intervistato anche alcuni operatori economici “esperti” in materia, dai quali abbiamo ricavato una sostanziale attesa nell’approfondimento della comprensione dettagliata del CA in quanto, per loro esperienza, destinato ad essere continuamente rimaneggiato fino al momento dell’entrata operativa che, come sopra detto, è fissata al 1° luglio, ma realisticamente più probabile alla fine dell’anno in corso.